IL PAESE

Posto nella parte centrale della Valle Po, a 495 m. di altitudine, l’abitato di Sanfront è ubicato sulla destra orografica del maggiore fiume italiano, allo sbocco della valletta boscosa solcata dal torrente Albetta e addossato ad un pittoresco poggio dove, un tempo, sorgeva un castello. Il Comune conta circa 2.650 abitanti ed è formato, oltre che dal capoluogo, da alcune popolose frazioni: Robella, Rocchetta e Serro, nonché da svariate borgate: Comba Bedale, Comba Gambasca, Comba Albetta, Mombracco,Bollano, alcune poste sulla sinistra orografica del Po.

Cenni storici

La leggenda vuole che il nome di Sanfront sia legato al passaggio di San Frontone, Vescovo di Periguex, un evangelizzatore che visse circa duemila anni fa e che secondo la tradizione sarebbe stato inviato direttamente da San Pietro per evangelizzare le Gallie (la Francia di oggi). Durante questo percorso il Santo avrebbe sostato in Valle Po, in una grotta della Comba Albetta, vicino alla quale oggi sorge un pilone che ricorda il Santo (nella foto). Certo è che il toponimo Sanfront è citato per la prima volta come “ad Sanctum Frontinianum” nel 1075, successivamente i documenti riportano il nome come “Terra Sancti Frontis” (1206) e “in San…. Fronte” (1237). Soggetto dapprima ai signori di Revello, Sanfront entrò successivamente a far parte del Marchesato di Saluzzo, seguendone le sorti fino alla definitiva annessione al Ducato Sabaudo nel 1601. Sanfront è ricordato anche per essere stato teatro delle guerre di religione nei primi anni del XVI secolo conseguenti all’infiltrazione protestante nella Valle Po: nel 1511 alcuni eretici furono giustiziati per ordine della marchesa Margherita di Foix. Nel 1549, come testimonia la lapide posta nella chiesa parrocchiale, qui si fermò il re di Francia Enrico II, in visita nel Saluzzese in occasione dell’acquisizione del Marchesato. Di questo secolo si ricorda l’architetto e ingegnere militare Savoia, Ercole Negri, al quale fu infeudato ilterritorio di Sanfront nel 1589. Nel corso del diciottesimo secolo il miglioramento delle culture agricole, l’incremento delle attività artigianali, specie quella collegata alla coltura e alla lavorazione della seta, si accompagnarono allo sviluppo demografico e al richiamo degli abitanti verso il centro abitato. Nel diciannovesimo secolo il paese si sviluppò ulteriormente, raggiungendo una popolazione di oltre 5.000 abitanti. L’emigrazione caratterizzò gli ultimi anni dell’800 e i primi decenni del 900, diretta prevalentemente verso la Francia Meridionale.

Tra alterne vicende il paese superò momenti difficili e, in tempi recenti, il dramma della seconda guerra mondiale. Nel luglio 1944 Sanfront venne dato alle fiamme e durante il conflitto bellico venne anche abbattuto il campanile della parrocchia maggiore di San Martino.

Edifici storici

Nella centrale Piazza Statuto si affacciano il Palazzo Comunale, la Chiesa Della Confraternita, con un bel campanile barocco, l’Ala del mercato, un’imponente costruzione ottocentesca e Palazzo Roccavilla. La vicina Via Mazzini (nella foto) è caratterizzata dai portici medievali, con basse volte, sui quali si aprono le porte di antichi negozi: è interessante ammirare il capitello scolpito (XV sec.) che con la colonna sosteneva l’antico “portico della giustizia”, andato distrutto. Proseguendo, si giunge alla Chiesa Parrochiale Di San Martino (nella foto).

All’esterno dell’abside, in alto, un affresco del XV secolo raffigurante la Vergine col Bambino in trono, di stile gotico e ornato di archetti in cotto. Gli elementi architettonici visibili all’esterno, testimoniano l’originaria struttura della chiesa, risalente al 1494 e trasformata alla fine del secolo scorso. All’interno si conservano numerosi affreschi del XIX secolo di Netu Borgna, artista locale, nativo di Martiniana Po, interessanti sculture lignee settecentesche ed un’acquasantiera in pietra bianca del 1563.

Dalla parrocchiale si raggiunge il pittoresco Borgo Vecchio e il bel viale alberato, la lea, lungo il Rio Albetta, che conduce, più a monte, ad un poggio sul quale si ergeva l’antico Castello Medioevale, espugnato dai Savoia nel 1487 e successivamente distrutto nel XVII secolo.

All’incrocio con la Strada Provinciale, vi è un bel pilone affrescato dal Borgna. A quota 652 m. sul Monte Bracco, tra le frazioni di Rocchetta e Robella, si trova un caratteristico insediamento ricavato nell’anfratto di una grande roccia ed abitato permanentemente fino agli anni ‘50 di questo secolo. Il piccolo villaggio, adagiato sotto un enorme tetto gneissifero, è meglio conosciuto come Balma Boves (nella foto sotto), balma o barma significa appunto riparo sotto le rocce, e rappresenta un microcosmo agricolo autonomo e funzionale, giunto a noi perfettamente conservato: ricovero per il bestiame, deposito per gli attrezzi agricoli, forno per la cottura del pane e lavatoio. Il tutto ispirato alla più ferrea regola di economizzazione dello spazio.

Dal punto di vista storico, la presenza di questa struttura farebbe pensare ad insediamenti addirittura preistorici dato che, a poca distanza da essi, sulla Rocca la Casna in Solie, si possono scorgere curiose incisioni rupestri: simboli, croci divine, figure umane e coppelle.





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